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Capolavori dello Spirito Consolatore

Sesta domenica di Pasqua 2023

(Giovanni 14,15-21)

“Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito

perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità”

“E venne un uomo”

È questo il titolo del film di Ermanno Olmi sulla vita di papa Giovanni XXIII. Si tratta di un’opera d’arte che va gustata nella poeticità delle sue scene, nella profondità del suo messaggio, nella sconcertante semplicità dell’ideale proposto. Opera che ha tutto il profumo e la freschezza dei racconti evangelici. Ho conosciuto a fondo il Papa buono grazie al suo segretario, il cardinale Loris Capovilla, che mi voleva vicino negli ultimi anni della sua vita e al quale ho dato anche l’unzione degli infermi. Da lui ho appreso tanti particolari della vita del santo Pontefice e racconti che sono paragonabili ai fioretti attribuiti a San Francesco.

 Quando Angelo Giuseppe Roncalli fu eletto vescovo, scelse come motto “Ubbidienza e pace”. Qui sta il segreto della sua grandezza: è stato in ascolto dello Spirito Santo, della Chiesa e degli uomini. Si è messo umilmente alla scuola del silenzio. Ha sempre obbedito, accettando tante umiliazioni, soprattutto nel ricoprire quei posti che altri rifiutavano. Suoi intenti: fare la volontà del Signore, avere pace nel suo cuore, portare la pace nel mondo.

Ed è stata la Provvidenza a plasmarlo nella povertà, ad arricchirlo nella preghiera, a fortificarlo nell’obbedienza a una Chiesa che ha sempre amato, anche quando per essa – e a causa di essa – doveva portare una pesante croce.

I segreti della sua arte di comunicare? La preghiera, il silenzio, l’umiltà: “La mia persona conta niente: è un fratello che parla a voi, un fratello divenuto padre per volontà di Nostro Signore […] Continuiamo dunque a volerci bene, a volerci bene così; guardandoci così nell’incontro: cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte, se c’è, qualche cosa che ci può tenere un po’ in difficoltà”.

Roncalli, abbandonandosi completamente al Signore, ha fatto sue le parole del Salmo: “Io sono tranquillo e sereno come un bimbo svezzato in braccio a sua madre”. E la preghiera l’ha aiutato a restare bambino, a meravigliarsi continuamente di tutti e di tutto, a non pretendere di voler guidare la Chiesa, ma ad ascoltare quello che lo Spirito Santo voleva dire a essa: “Io non sono qui guidare la Chiesa – disse a padre Lombardi – ma a cogliere le mozioni dello Spirito Santo nella Chiesa”.

Se lui è santo, perché non io?

Ciò che lo Spirito Santo ha operato in papa Giovanni – un capolavoro di santità – vuole operare in ciascuno di noi che crede alle parole pronunciate da Gesù nel Vangelo odierno:“Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito”. Nell’antichità veniva chiamato “paraclito” quell’avvocato che si metteva accanto all’accusato per suggerirgli, durante un processo, quelle parole che fossero adatte a scagionarsi dall’accusa e che lo potessero aiutare a trovare la verità e, in essa, la pace.  “Paraclito” in greco antico significa “chiamato presso”, invocato, consolatore, cioè colui che consolava gli afflitti e quanti si rivolgevano a lui nel momento del bisogno. Lo Spirito Santo è il Consolatore sempre disposto a essere con noi, a vivere in noi, guidandoci e sostenendoci sia nei momenti belli che in quelli brutti. È la nostra forza nei momenti di debolezza. La nostra pace nei momenti difficili, segnati dalla preoccupazione e dall’inquietudine. La nostra speranza nei momenti di sconforto. La nostra certezza nei momenti del dubbio. Certezza che il male non prevarrà sul bene. Persone crudeli possono distruggere tutti i fiori del nostro giardino, ma non la nostra speranza che esso, la prossima primavera, tornerà a darci nuovi fiori, nuovi profumi, nuovi frutti. Lo Spirito Santo è la forza di andare sempre avanti, nella certezza che Dio ci ama, ci attende in Paradiso, ci farà godere di una eternità beata, assieme a quanti abbiamo amato qui in terra.

Essendo questo il volto dello Spirito Santo, comprendiamo il motivo per cui Gesù durante l’Ultima Cena disse che avrebbe pregato per noi, perché il Padre mandasse su di noi lo Spirito di verità, di consolazione e di pace. Spirito che può fare di noi dei capolavori come papa Giovanni, come Carlo Acutis, il vescovo Tonino Bello e tanti, tanti altri santi non elevati agli onori degli altari, ma non meno grandi di quelli canonizzati ufficialmente dalla Chiesa. Basta credere, pregare e continuare a sperare come ha fatto Abramo: contemplando le stelle ha avuto il coraggio di abbandonare la sua terra, attendere un figlio per oltre settant’anni ed essere poi disposto a sacrificarlo al Signore, se questa fosse stata la sua volontà.

Papa Giovanni, Carlo Acutis, Tonino Bello, Abramo… Se loro sono diventati santi, grazie allo Spirito Consolatore, perché non io? Perché non tu?

Oltre ogni nostra richiesta… il dono dello Spirito

C’è un’espressione di Cristo che può risuonare strana per chi non ha visto gli scorpioni bianchi e ovali della Palestina: “Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!” (Luca 11,11-13).

Quando ero giovane e inesperto della vita, chiedevo tante grazie al Signore per i miei cari, per gli amici, per la conversione di tutta l’umanità. Ora, rientrando in me stesso, chiedo al Signore di avere di me pietà. Lo supplico per la mia conversione. E sono sicuro che il Signore non mi deluderà.

Egli, infatti, non mi inganna: qualunque sia la grazia che domando, mi dà come dono lo Spirito Santo, l’Amore. Ecco la risposta a tutte le mie invocazioni. Per quanti amo domando guarigioni, cose materiali e certezze spirituali e l’apparente silenzio del Cielo si converte in armonia divina: un dono mille volte più grande di quello che il mio spirito desidera per i miei amici. 

La samaritana domanda acqua e le viene donato ciò che l’acqua rappresenta: lo Spirito che lava il peccato dei suoi cinque divorzi. E la rivelazione: “Se tu conoscessi il dono di Dio!” (Giovanni 4,10).

Nicodemo cerca luce nella notte e gli viene donato quel misterioso “vento” (ruah: respiro, soffio, vento, spirito) che soffia dove vuole e quando vuole: “Ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va” (Giovanni 3,8).

Gli Apostoli cercano la liberazione dalle loro paure e lo Spirito è la divina risposta: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre…”.

Io… Io chiedo solo di non stancarmi mai di pregare e di credere nell’efficacia della preghiera, rafforzato dall’esempio di quanti mi hanno preceduto nella fede e hanno tramandato la loro gioiosa testimonianza di fede nell’Amore. Nell’Antico Testamento si legge: “… implorai e venne in me lo spirito di sapienza” (Sap 7,7). Sapendo che Dio è fedele alle sue promesse, prego lo Spirito Santo perché sia Lui la forza che sorregge le mie mani levate al Cielo. E quando le braccia si faranno sempre più stanche, mi mandi i suoi “angeli” – sempre nuovi amici – a sorreggerle, come Cur e Aronne fecero con Mosè. Non verrà meno, allora, la “grazia” (l’amicizia dello Spirito Santo). Non verrà meno la lode alla Trinità beata.

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