V domenica anno A 2023
(Matteo 5,13-16)
“Voi siete il sale della terra”
Pizzichi di sale e di zucchero
“Il saggio mette un pizzico di sale in tutto quello che dice e un pizzico di zucchero in tutto quello che sente”. È un detto cinese che tramanda una sapienza antica come le montagne. La parola “sapienza” fa riferimento alla capacità di gioire del sapore delle cose. La persona saggia è cosciente della necessità di vedere il bene, il bello, il buono in questa realtà che pure presenta tante cose cattive, brutte e peccaminose. Soprattutto chi si ritiene cristiano sa di essere chiamato a gustare le cose buone, dopo aver chiesto a Dio la grazia del perdono per gli errori del passato, compassione per il presente e speranza per il futuro.
Un pizzico di sale e un pizzico di zucchero: con moderazione. Quando il sale è troppo, il cibo è immangiabile. Quando un intervento per correggere l’interlocutore è troppo pesante, carico di irruenza ed espresso in termini troppo forti (quindi, quando il sale è troppo), fa più male che bene. In questo caso il sale brucia e non dà gusto, non sana le ferite…
Lo stesso discorso vale per lo zucchero: nei nostri rapporti sono importanti la dolcezza, la generosità, la compassione. In che modo? Ci dà la risposta Gesù, quando ci insegna come dobbiamo comportarci nei confronti del nostro prossimo, facendo ricorso a una “misura buona, pigiata, colma e traboccante” (Luca 6,38). Sono necessarie magnanimità e prudenza, perché… se lo zucchero è troppo, oltre a disgustare, danneggia l’organismo.
“Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo”. Gesù non ha detto che noi dobbiamo cercare di diventare sale e luce: ha detto che siamo già come Lui. Quindi fin da ora siamo quel sale che cura le ferite del mondo e che dà il “tono”, il gusto e l’orientamento spirituale e morale a questa umanità.
Ma Gesù ha anche detto che se il sale perdesse il proprio sapore sarebbe inutilizzabile, non servirebbe più a nulla. Ecco perché ci è richiesto di pregare molto per essere utili alla società, per contribuire a creare giustizia e pace, dopo aver fatto di tutto per evitare di essere insulsi, scialbi: senza sapore, senza gioia, senza speranza e quindi inutili e addirittura dannosi.
Lasciar cadere le maschere
Il cristiano sa di avere la vocazione a essere sale e luce, ma sa anche di avere i piedi per terra; sa di essere peccatore e si ricorda quanto dice l’apostolo Giovanni: “Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi” (1Giovanni 1,8).
Quindi chi è fuori dalla realtà del peccato è fuori dalla verità, cioè è nella menzogna: e dalla menzogna (della quale satana è autore, secondo la Bibbia) non può venire nessuna salvezza.
Davanti alla realtà e verità del peccato l’essere umano ha diverse possibilità:
– immergersi nel peccato perché gli piace e gli fa comodo;
– negare il peccato che egli stesso vive ma che rifiuta di riconoscere come tale, convincendo se stesso di essere “giusto”;
– riconoscere il proprio peccato e confessarlo innanzitutto a se stesso e poi a Dio.
Se lo ammette e lo confessa – e quindi chiede perdono al Padre – riceve la pace. Questa non è qualche cosa, ma Qualcuno: “Cristo, nostra pace”, ci dice San Paolo. Pace nel riconoscere e accettare di essere un peccatore al quale il Signore volge lo sguardo e concede il perdono. E una volta perdonato, il penitente diventa umile e forte accettando la propria debolezza, come ancora assicura San Paolo: “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2Corinzi 12,10). Egli dunque non ha più bisogno di mettersi una maschera, di nascondersi, di fuggire dalla propria comunità perché si sente “sporco”… Perdonato da Dio, trova la libertà e la grazia di perdonare se stesso.
Gesù, che ci vuole sale della terra e luce del mondo, ci ha detto: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra” (Giovanni 8,7). Lui sa che non dobbiamo confondere quello che siamo effettivamente a causa dei nostri sbagli e quello che vorremmo e dovremmo essere. Non siamo né sale né luce. Lo ammettiamo umilmente davanti a un sacerdote – che ci capisce, perché neppure lui è santo – e allora diamo al Signore la possibilità, perdonandoci, di fare festa in Cielo e rivolgersi a noi con queste espressioni che amo mettere sulla bocca di Gesù:
“Ama te stesso come io ti amo. Non ripiegarti sul tuo peccato. L’hai confessato? Non esiste più! Vivi ora da risorto! Scopri la tua bellezza, i tuoi doni, la tua unicità. Io ho creato te con un’immensa potenzialità di cambiamento, di crescita e di amore. Grandi cose ora tu puoi fare, se credi in te stesso. Se decidi di essere sale e luce della terra.
Non hanno importanza la tua età, la tua cultura, gli errori che hai commesso…
Tu sei perdonato! Tu sei buono. Tu sei amato, nonostante tutto. E quindi ama te stesso! Fa’ fiorire i semi che ho posto dentro di te. Comincia una vita nuova.
Tu sei tu! Non invidiare nessuno al mondo. Non rimpiangere la passata giovinezza, né l’età dei folli amori. Vivi l’istante presente, grato alla Provvidenza per il privilegio d’invecchiare. Cogli in ogni attimo del tuo precario vivere un frammento di immortalità, di vita eterna.
Tu sei temporaneo. Sei qui oggi e domani non ci sarai più. Ma oggi ti offro la possibilità di una nuova esistenza che tu non meriti: folle e illogico è l’amore. Folle e illogico sono io, il tuo Dio, che ti garantisco: l’amore non si merita, si accoglie. Ama quindi adesso. Non attendere che sia troppo tardi per ripetere quell’unica frase che rende bello il vivere: ‘Ti voglio bene’”.
Voglio bene a te, fratello che Dio mette sulla mia strada. Voglio bene a Te, Cristo, che mi vuoi luce del mondo e sale della terra.
Valentino Salvoldi