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Pentecoste, la lingua dell’Amore

“Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue,

 nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”.

Noi conosciamo solo ciò che amiamo

Dopo duemila anni di Cristianesimo, se si domandasse a molti cattolici chi sia lo Spirito Santo, si riceverebbe la stessa risposta che Paolo ebbe dai cristiani di Efeso: “Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo” (Atti 19,2).

Tanti cattolici non conoscono la Terza Persona della Trinità e ben poco l’invocano. Ecco che cosa ci rimproverano i nostri fratelli ortodossi: ci accusano di essere eretici, di studiare tanta teologia (fosse vero!) e di pregare poco. Sostengono che affrontiamo la religione con un po’ di intelligenza, niente cuore e – conseguentemente – abbiamo anche le mani paralizzate: non compiamo opere di giustizia e di carità. Per questi motivi, secondo i nostri fratelli separati, l’eventuale dialogo ecumenico è destinato al fallimento e la Chiesa cattolico-romana condannata a essere vecchia, con rughe e macchie, perché sorda alle mozioni dello Spirito.

Chiediamoci: perché facciamo tanta fatica a volerci bene? Perché non stiamo aggrappati allo Spirito Santo che è amore fatto persona. Chi ama poco, capisce poco. Chi non ama, non conosce Dio, perché “Dio è amore” (1Giovanni 4,8.16).

Noi conosciamo solo ciò che amiamo. E riguardo al nostro rapporto con Dio dovremmo convincerci che Dio Padre ascolta le nostre preghiere solo se lo Spirito Santo muove le nostre labbra nella lode alla Trinità beata.

Senza lo Spirito Santo non sarebbe nata la Chiesa

Gesù sta per salire al Cielo e si trova circondato da persone che hanno capito ben poco del suo messaggio. Pietro gli domanda se sia giunto il momento di proclamare il suo regno qui, sulla terra. Altri hanno perplessità e paure. Alcuni discepoli dubitano.
Non dubitano probabilmente che Cristo sia il Figlio di Dio, risorto dai morti. Essi dubitano soprattutto di se stessi, cioè della loro capacità di accettare la morte quale presupposto per acquisire la condizione divina.

 Inoltre, i seguaci del Maestro hanno una grande paura dei Giudei, per cui, dopo l’ascensione di Gesù al Cielo se ne stanno rinchiusi nel Cenacolo, con le porte sbarrate.

Ma… ecco la Pentecoste: vento impetuoso che fa irruzione nella stanza dove già il Risorto era entrato a porte chiuse e aveva comunicato il suo Spirito: “Soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo” (Giovanni 20,22). Come il Creatore, soffiando sulla materia inerte, aveva comunicato lo spirito di vita, così Gesù soffiando sui discepoli comunica loro la nuova vita, la vita eterna. Questo soffio di Pentecoste è la continuazione del dono dello Spirito che Gesù ci ha dato sulla croce: i Vangeli di Matteo e di Giovanni non riportano che Gesù spirò, ma “emise lo spirito” e “comunicò il suo spirito”.

Rivestiti della forza dall’Alto, i discepoli vanno tra la gente e parlano lingue nuove. Che cosa capita? Parlano davvero lingue diverse dalla loro? Probabilmente i discepoli si esprimono nella loro lingua nativa, ma lo fanno con un volto così illuminato, con un entusiasmo tale da permettere a tutti gli stranieri di affermare: “Li udiamo parlare nelle nostre lingue” (Atti 2,11). Parlano, cioè, quella lingua che tutti capiscono: la lingua dell’amore. Ecco ciò che accade: nasce la Chiesa. A Babele si era verificata la dispersione delle lingue, a Pentecoste l’amore raduna quanto è disperso.

Senza lo Spirito Santo è impossibile amare

Gesù dona ai discepoli lo Spirito Santo come Paraclito, Avvocato e Consolatore. Non è Colui che dà spiegazioni, ma Colui che ci ama e sta alla nostra destra quando siamo tribolati o processati da un tribunale. Colui che ci suggerisce ogni cosa (cfr. Matteo 10,19-20). Colui che ci permette di voler bene a tutti e di amare come il Padre ci ama.

Gesù ci dona il suo Spirito per far nascerecomunità locali aperte, disposte alla verifica e al confronto, pronte a correggersi, ad abbattere i muri e a creare ponti. Comunità formate da persone che non cerchino i propri interessi, ma Dio e si lascino da Lui cercare, riconciliare e perdonare.

Ecco perché dobbiamo pregare tanto lo Spirito Santo. Il suo soffio faccia irruzione in noi per darci vita, ricrearci, santificarci. Siamo deboli e continuiamo a peccare? Facciamo ricorso al sacramento della Riconciliazione. Siamo incapaci di creare ponti, non apprezziamo la diversità, fatichiamo a vedere il volto di Cristo sul volto del fratello? La nuova Pentecoste che celebriamo ogni anno – ogni giorno, se vogliamo – è l’amore misericordioso che toglie il nostro peccato; è la forza di accettare chi nella comunità ci critica, chi è molesto, chi non ci ama perché non conosce-non ama lo Spirito Santo, l’Amore.

Ci doni Dio Padre, per i meriti di Cristo, l’abbondanza dello Spirito Santo che ci aiuti a esprimerci con quella lingua che tutti capiscono: l’amore.

                                                Valentino Salvoldi

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